Notturno

I

Sė. C'č di nuovo in me
corrente di silenzio.

Con perfetta mistura
l'aria si fa abitabile.

Un tintinnio vago
parla, diventa segno

di spazio ampio e aperto,
in cui ritrovo il riparo

alpestre dell'infanzia,
con la giovenca dolce

la quale nottetempo
faceva udire il suo

andirivieni, l'erba
o chissā noi cercando.

.

II

Quel legno che odora
e la pungente paglia,

la polvere e le coperte
pesanti, pių il russare

improvviso d'un mio
compagno allontanato

nel suo bel sonno tutto
convoca quiete e lume

e lietezza di quella
alta regione, e il fuori

ch'amicato e notturno
mi si fa cielo dentro.

.

III

Prima notte in montagna.
Il tempo elementale

forse rassicurava:
venne accolto nei valli

sereni come a mani
aperte, dita alzate.

C'era un tetto, una stalla.
In mezzo a tutto, io

c'ero e felicissimo
esitai a dormire.

.

IV

All'indomani, noi
bambini camminammo

al sole. E la sua calda,
benevola presenza

paterna, la sapemmo
in noi, senza sapere

nulla ancora del padre
fatalmente caduto.

.

V

Cosė, giorno per giorno
sorge e tramonta il sole

rievocando quella
prima perdita, ed io,

sapendo ormai, respiro
e colgo delle aurore

splendenti, a timidi
passi di rimembranza.